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andrà tutto bene
Mar 16, 2020

Coronavirus: Libertà o Fraternità ?

La pandemia vissuta da due francesi in Italia

centro città Torino vuoto

Lunedì 9 marzo, sono le 21.40, parla il Premier Conte. Parla al popolo italiano. Dal 23 febbraio è già stata attivata l’allerta coronavirus in Italia. Quando c’erano « solo » 200 casi sul territorio. Il lavoro agile era già, quando possibile fortemente incoraggiato. Musei, cinema, palestre, tutto chiuso, tutti invitati a non raggrupparsi, distanza di un metro nei bar e ristoranti rispettata. 11 comuni in quarantena. Domenica 8 marzo la zona rossa è poi stata estesa a Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Cosa possiamo fare di più? L’annuncio cade, “Io sto a casa”, contenimento totale. L’Italia intera diventa una zona di sicurezza, una zona rossa. Non è un semplice mal di stomaco che abbiamo sentito, è un peso di piombo che si è schiantato nelle nostre viscere. Tutto chiuso tranne supermercati e farmacie. Dovremo rimanere a casa per ben quattro settimane. Fino al 3 aprile 2020. Dopo due settimane di ansia, allerta, telelavoro, disinfezione non-stop. Lunedì 9 marzo, l’Italia si è chiusa mentre i nostri vicini europei vivevano la loro vita come se nulla fosse successo. Hanno vissuto le loro vite al di fuori della nostra realtà.

Abisso spazio-temporale

strade di torino vuote

Il decreto del 9 marzo annuncia che dobbiamo rimanere a casa. È consentito uscire solo per: andare al lavoro, andare a un appuntamento medico, fare la spesa alimentare e praticare un’attività motoria necessaria per la salute. È quindi consentito camminare finché si mantiene la distanza. Meglio camminare da solo. La polizia pattuglia giorno e notte per far rispettare questo decreto. Per comprare il cibo, solo una persona per famiglia. Non avremmo mai pensato che potesse essere possibile, così abituate alla libertà. Questa libertà di camminare all’aria aperta. Invece in Francia, la consapevolezza è tutt’altra: non esiste. Il governo invita la gente a uscire, criticando le misure messe in atto dall’Italia, sostenendo che sono state misure inutili, invece la situazione è sotto controllo in Francia, così dicono… Da martedì 10 marzo avvertiamo i nostri parenti, i nostri amici, le persone sui social network. Non sono numerosi quelli che ci ascoltano. Ci sentiamo rapidamente isolate, lontane, fuori dal mondo. Il dubbio si diffonde. Dal 23 febbraio, l’Italia continua di combattere la diffusione del coronavirus, da sola.

“Non siamo mica pazze”

La nostra salute mentale violamente messa in discussione

Mentre avvisiamo, sensibilizziamo, spieghiamo, ci arrabbiamo, niente cambia. Siamo in due mondi proprio diversi e siamo bloccate nella psicosi, nella paura, nella privazione di una libertà che è necessaria ma psicologicamente difficile, mentre dall’altra parte delle Alpi si godono la vita, sono a anni luce di ciò che gli incomberà prima o poi. In Italia, lo sappiamo che non è affatto un influenza stagionale e non attacca solo le persone anziane. Purtroppo, anche dei giovani sono in terapia intensiva. Invece in Francia, allo stesso tempo, è considerata come una malattia lieve, state tranquilli, dice il Presidente della Repubblica. Sentendolo, ci chiediamo se non ci siamo trovate rinchiuse in uno stato che è diventato totalitario a nostra insaputa? Chi sta mentendo? È una malattia grave o è una semplice influenza? Eppure in Italia ci sono i test, più di 70.000 eseguiti a quel tempo, con molti contagiati, molte vittime. Lo stato italiano gioca la carta di trasparenza, comunica tutte le cifre, anche se sono terribilmente negative. Ma come possiamo spiegare allora che lo stato francese comunica con il suo popolo, nostra patria, in un modo agli antipodi della comunicazione italiana? E soprattutto, come accettarlo? Noi che siamo prima di tutto francesi, sempre più bipolari da quando viviamo in Italia ma, comunque francesi. Da lontano, sembra manipolazione dell’opinione pubblica. O cosa sarebbe altro ? Saremmo intrappolate in Italia ? Una cosa è certa: per la stessa situazione in diversi paesi, qualcosa non va.

situazione italia 15 marzo
Informazioni disponibili ogni giorno alle 18 per regione. Disponibile anche per provincia sul sito web del Ministero della Salute: www.salute.gov.it/

Esageriamo, Siamo allarmiste

Irriducibili Scettici

I francesi non vogliono capire. A questo punto sembra davvero così. Ci rendiamo conto che il nostro discorso è spigoloso, brutale, ma come possiamo spiegare la situazione diversamente? Sì, il governo francese comunica in un certo modo, ma l’Italia non è lontana come Cina. Siamo state le prime a sentirci “intoccabile” mentre il virus era in Cina. La Cina, questo paese lontanissimo. Li la gente è in isolamento. Sì, ma la loro politica  non è la nostra. La loro cultura non è la nostra. Proviamo a rassicurarsi. Ma l’Italia… Cosa hanno in mente i francesi quando vedono che l’Italia sta chiudendo tutto? Cosa hanno in mente i nostri parenti quando spieghiamo cosa stiamo attraversando? L’Italia è lì, dietro la montagna, tutti gli altri paesi vicini stanno registrando migliaia di casi di coronavirus. Ma svegliatevi oh! La rabbia sostituisce il panico, la paura per i nostri cari ci paralizza la schiena, lo stomaco, la testa. Continuano a chiederci se stiamo bene. No, non stiamo bene e nemmeno voi! Ci vergognamo dalle osservazioni fatte prima del 12 marzo dal governo francese, ci rendono profondamente tristi. Impotente.

Due stanze, due atmosfere

Giovedì 12 marzo, compleanno della sorellina. Sì, è il suo compleanno prima di tutto e dovrebbe ricordarsi del suo 18 ° compleanno per tutta la vita! Ma è anche il giorno in cui il Presidente della Repubblica dichiara uno stato di emergenza sanitaria. MA FINALMENTE! Appena due giorni dopo aver detto che tutto fosse sotto controllo. Lo ascoltiamo. Parla solo di economia, denaro, economia nazionale, denaro, compensazione, denaro, economia. Un discorso molto diverso da quello che abbiamo ascoltato lunedì sera in Italia. In un paese indebolito da due settimane di quarantena. Un paese in cui l’assistenza sociale è molto inferiore a quella della Francia. Un paese già in difficoltà economica. Ma un paese che ha deciso di fare prevalere la salute dei suoi cittadini su tutto. Italiani federati attorno allo stesso messaggio: restiamo a casa per il bene di tutti. Di fronte a questi due tipi di discorso, come possiamo non essere colpite psicologicamente?

In Italia, sin dall’inizio, non abbiamo idea di ciò che accadrà economicamente. Siamo tutti presi alla sprovvista, tutti fermi, siamo tutti o al lavoro con misure speciali, o a casa in lavoro agile, o in « ferie » o ancora, in cassa integrazione. Le aziende rispettano al massimo le misure, fanno tutto il possibile per permetterci di lavorare da casa, anche se ciò significa portare a casa il computer intero dell’ufficio mentre si bada ai bambini. Stiamo navigando a vista, lo stato ce lo conferma, siamo i primi in Europa. Dal 23 febbraio, siamo sospesi ai discorsi di Giuseppe Conte. Ci fidiamo di qualcuno che dice agire per la nostra salute, l’economia nazionale “attenderà”. Siamo uniti, restiamo a casa. Un uomo che è uscito dal nulla qualche mese fa, che non sentivamo quasi mai siccome due ministri occupavano esageratamente lo spazio nel dibattito politico. Adesso è lì, da solo, davanti alla gente e ci annuncia il peggio. Senza deviazione, senza blabla. Sin dall’inizio, ci ha sempre fatto lui gli annunci. Siamo lì davanti allo schermo del nostro cellulare, lacrime agli occhi, corpi tesi. Il silenzio delle strade del centro città come unica risposta alle nostre domande.

Differenze culturali esacerbate.

Vivere questo contenimento dall’estero è come rimanere bloccate per forza nella cultura di qualcun altro. Scegliamo quindi di creare un gruppo di francesi in Italia sui social, ci indigniamo insieme, parliamo molto, cerchiamo anche di rassicurarsi. È molto francese parlare di come ci sentiamo, avere un’opinione su tutto, conoscere tutto. Solo che lì, all’opposto dei nostri connazionali, sappiamo veramente tutto. Vertiginoso e sconcertante. Finalmente capiamo quello che chiamavamo “complesso di inferiorità degli italiani rispetto ai francesi” quando ci ripetono per quattro anni: per voi francesi, gli italiani non sono niente, ci guardate dall’alto, condiscendenti, con la vostra aria altezzosa”. Ascoltiamo i giornalisti che parlano di ospedali nel nord Italia come se fosse un paese del terzo mondo, anche se sono efficienti come quelli in Francia. La Lombardia è il cuore economico del paese e le regioni limitrofe offrono stabilità economica per l’intera Italia. Un altro motivo fornito dalla Francia per spiegare le morti in Italia era che la popolazione era anziana. Sì, è vero, il 22% della popolazione italiana ha più di 65 anni, ma i giornalisti avevano sicuramente dimenticato di dire che la popolazione francese aveva ancora il 19,6% delle persone con più di 65 anni. Solo scuse per non vedere la realtà. Ora capiamo l’immagine dell’arrogante francese. Accidenti com’è fastidioso. E il nostro presidente è davvero la più bella rappresentazione di esso.

In Italia, come le situazioni di “crisi” minori precedentemente incontrate nei nostri rispettivi lavori: problema, allerta, azione! Reattività immediata. La forza dell’Italia sta nella reazione a una situazione di crisi. A volte sconcertante per noi povere donne francesi. I vicini europei diranno che sono pazzi questi italiani, ma qui è o bianco o nero. O tutto o niente. Nessuna via di mezzo. Una visione che puo’ pero’ portare a reazioni estreme come la volontà di alcune persone di denunciare ogni persona che cammina per strada. Fuori dalle teorie del “libero arbitrio” alla francese.

Poi, è impossibile non notare la differenza nel discorso tra Italia e Francia. In Italia, la famiglia occupa un posto così importante che “toccare” alla famiglia e alla salute era la leva necessaria per mantenere le persone a casa. Mentre in Francia, la leva scelta per tenere le persone a casa è: il denaro. Poi viene il discorso della salute.

Confusione e comunicazione

Sabato 14 marzo, il Primo Ministro francese annuncia la chiusura dei luoghi pubblici non essenziali. In Francia, l’interlocutore non è mai lo stesso, a volte è il presidente della Repubblica, a volte è il primo ministro. I francesi non capiscono niente e capiamo che non capiscono più nulla. Tutto si chiuderà MA le elezioni comunali verranno mantenute. Personaggi politici tengono conferenze fianco a fianco e possiamo persino vedere, a volte, un sorriso disegnarsi sulle labbra. I media sembrano finalmente usciti dalla loro caverna, da una semplice influenza, scopriamo ora che è una malattia molto grave. L’Italia allerta già da giorni, i giornalisti francesi in Italia riferiscono le ultime notizie senza deviazioni. Ma in Francia, tutti avevano posizionato correttamente i paraocchi e i tappi per le orecchie. I medici silenziosi finora, finalmente si svegliano per comunicare nei TG il pericolo del virus. Dov’erano prima del 13 marzo? Ancora oggi, alcuni sostengono che la strategia sanitaria in Italia è completamente controllata rispetto alla Francia. Fino alla fine, il francese avrà ragione, un modo per rassicurarsi nel miglior modo possibile.

Problemi di identità

Giorno dopo giorno, riga dopo riga ciò che diventa evidente, è la nostra identità o mancanza di identità. Chi siamo? francesi o italiane? Se negli ultimi anni spesso parliamo e ridiamo di questo fenomeno che chiamiamo “bipolarismo“, ora in questi tempi oscuri di coronavirus, questa sindrome viene rafforzata. Chi siamo? È li che la nostra salute mentale subisce un brutto colpo. Ecco perché abbiamo vissuto una settimana faticosa, difficile. Una vera tortura psicologica che mette alla prova i nostri nervi, che ci fa piangere, ci fa urlare, che ci fa dubitare. Come una specie di vergogna inconfessabile. In questi ultimi giorni, ci sentiamo più italiane che francesi. Il nostro corpo lo rifiuta, ma il nostro cervello ci costringe ad ammetterlo. I dubbi sul futuro prendono possesso dei nostri pensieri, i nostri piani sono messi in discussione, non sappiamo più nulla. Non abbiamo più alcuna certezza, se no quella dell’importanza di rimanere a casa. A Torino. Inoltre, ci è stato chiesto se avevamo intenzione di tornare in Francia, dato la crisi attuale. No, abbiamo deciso di rimanere in Italia dal primo giorno dell’epidemia. Da un lato, per non diffondere il virus, dall’altro, perché ci sentivamo più protette in Italia.

come sono le ragazze francesi

La libertà, l’identità, lo Stato, tanti argomenti che ci fanno tornare ai tempi del diploma di maturità in filosofia. In questo periodo di quarantena, vogliamo tornare alle letture che avevamo lasciato rapidamente e con sollievo dopo il diploma di maturità, 11 anni fa. Si capiva vagamente l’interesse e, soprattutto, qual era lo scopo di rispondere a delle domande come: la libertà sarebbe l’assenza di vincoli? Basta l’indipendenza per definire la libertà? In un momento in cui eravamo libere di muoverci, sicure di rimanere libere per sempre. Fino a lunedì scorso, tali misure ci sembravano totalmente IM-PO-SSI-BILE . Oggi l’impossibile è diventato possibile e i nostri peggiori incubi si sono avverati.

Pronti? Scrivete : La libertà di movimento prevale sulla libertà di vivere? Avete quattro ore.

Ciccia&Cerva - Author

Amélie & Laura, deux françaises à Turin depuis 2016 !

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Comments ( 5 )

  • Daniela

    Questo periodo sta trasformando davvero tutte le nostre abitudini, una cosa senza precedenti. Io continuo ad essere fiduciosa, sperando che tutto passi presto!

  • ANTONELLA MAIOCCHI

    Ho tanti amici in Francia ai quali, come voi, ho cercato in tutti i modi di spiegare che bisognava stare attenti, limitare le uscite e i contatti con le persone. Ricevevo rispostine di circostanza dall’alto del piedestallo su cui voi francesi spesso inconsapevolmente salite quando parlate degli italiani. E invece…. ca y est mi ha scritto un’amica. Siamo confinati anche noi come voi! Inutile negarlo, siamo tutti nella stessa barca e dobbiamo remare insieme per uscire da questa terribile tempesta. Ma ce la faremo! ne sono certa

    • Ciccia&Cerva

      Non è stata una settimana semplice quella e abbiamo anche noi capito cosa gli italiani provano a spiegarci da quasi quattro anni. Abbiamo tutti la nostra cultura, le nostre differenze ma è anche vero che in questo caso, siamo tutti nella stessa barca e bisognava salire il prima possibile per salvarsi. Solo uniti, ce la faremo!

      • ANTONELLA MAIOCCHI

        D’altra parte noi non abbiamo creduto che il virus dalla Cina potesse arrivare in Itali, gli altri Paesi dell’Europa (Francia, Olanda, Germania), non hanno creduto che dall’Italia il virus si potesse spostare e gli Americani non hanno creduto che dall’Europa arrivasse da loro.. è una cosa talmente nuova e talmente terribile che nessuno ci vorrebbe credere

  • Teresa

    Se fin dall’inizio avessimo capito come stavano le cose, e se da subito ci avessero imposto delle misure più drastiche, probabilmente adesso non saremmo a questo punto… ma ormai, speriamo solo di venirne fuori!

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